Tutti i tipi di lana esistenti

Tutti i tipi di lana esistenti

In commercio esistono tantissime tipologie di lana, ma è bene conoscerle per due motivi principali. La lana è un materiale che ci tiene al caldo nelle stagioni fredde e quindi è opportuno acquistare capi d’abbigliamento realizzati con materiale di qualità per garantirci il giusto tepore.

Secondariamente bisogna fare un discorso etico ed ecologico. Nell’ottica della riduzione dell’inquinamento ambientale, è sicuramente consigliabile acquistare abiti prodotti con il minimo impatto ambientale e nel pieno rispetto della natura e degli animali stessi.

In questa guida conosciamo quindi tutti i tipi di lana utilizzati in commercio e le loro peculiari caratteristiche.

Le origini della lana

Prima di conoscere tutti i tipi di lana oggi presenti in commercio, vale la pena fare un salto nel passato per conoscere le origini e l’evoluzione di questo materiale. Sin dai tempi antichi erano ben note le proprietà della lana contro il freddo.

Esistono testimonianze che attestano che la lana era utilizzata già in Mesopotamia nel 3.000 avanti Cristo e veniva prodotta dalle pecore. Anche in Grecia la lana era gettonatissima come materiale per realizzare capi da indossare nel periodo invernale.

Gli antichi Romani iniziarono a lavorarla maggiormente con l’utilizzo di appositi arnesi come le cesoie. Nel corso dei secoli, fino ai giorni nostri, la lavorazione della lana è stata sempre più perfezionata per sfruttare e valorizzare al massimo le proprietà di questo materiale.

La principale problematica della lana era che risultava fastidiosa soprattutto sulle pelli più sensibili e delicate. Le recenti innovazioni l’hanno resa soffice e morbida, in grado di accarezzare e proteggere delicatamente e senza irritazione qualsiasi tipologia di pelle.

Come si lavora la lana?

La qualità della materia prima è sicuramente importante, ma lo è anche il tipo di lavorazione adottata per fabbricare i capi d’abbigliamento, le coperte e altri accessori.

Gli step fondamentali sono tre:

  • tosatura;
  • lavaggio;
  • sgrassatura.

Alla fine di questa lavorazione si ottiene una fibra che può oscillare dall’avorio al bianco. Talvolta la lana può essere scura, marrone o nera, colorazione che dipende dalla tipologia di animale da cui è stata ricavata.

Le fibre della lana presentano un alto contenuto di cheratina e hanno lunghezze variabili che vanno da 40 a 350 mm. La struttura della lana, se osservata al microscopio, presenta una serie di componenti che percorrono la fibra, tra i quali troviamo: la cuticola, la guaina protettiva, la cortice (che si suddivide in paracortex e ortocortex) e il canale midollare.

Tutte queste componenti compongono un piccolissimo intreccio in grado di emanare un grande calore che deve essere “intrappolato” con le opportune lavorazioni durante la produzione dei capi d’abbigliamento e dei vari accessori da indossare e usare nella vita quotidiana.

Gli step della lavorazione della lana

Analizziamo più nello specifico, in sede di lavorazione, i vari step.

Il primo passaggio è la tosatura che può essere effettuata con cesoie elettriche oppure meccaniche. Se bisogna tosare le pecore, è meglio programmare l’operazione in inverno o in autunno poiché in questi periodi dell’anno il pelo risulta più lucente e più morbido.

Si può anche prendere il pelo dalla pecora morta ma, in questo caso, la qualità del materiale è inferiore e la lana viene definita lana concia, meno pregiata rispetto alla lana bistosa. Si procede poi alla pulitura e alla sgrassatura della lana per eliminare tutte le impurità presenti. La lana, se viene lavata prima della tosatura, viene definita lana saltata.

Che venga prima tagliata e poi lavata, oppure prima lavata e poi tagliata, la lana viene arrotolata e portata nei lanifici per poi essere sottoposta ad un nuovo processo di lavorazione che la trasforma in gomitoli grezzi.

La lana lunga è definita pettinata, mentre quella corta è detta cardata. Al termine della tessitura si procede con la tintura che si applica in differenti modalità in base al tipo di fibra lanosa.

Le varie tipologie di lana

Una volta capito come funziona la lavorazione della lana, possiamo concentrarci sulle principali tipologie presenti in commercio. Chiaramente la qualità della lana dipende dal tipo di animale dal quale è stata prodotta.

La lana di pecora è quella più conosciuta e tra le più utilizzate c’è la lana di pecora merino che vive in Nuova Zelanda, Australia, Islanda, Germania, Africa e Sud America. Non bisogna pensare però che la lana sia prodotta solo dalle pecore, ma si ricava anche dalle capre. Tra le tipologie più famose c’è la capra d’angora, che vive in Sudafrica, Stati Uniti e Turchia, dalla quale si ricava la lana mohair. Altra variante molto diffusa è la lana di capra del cachemire, che possiamo trovare in Afghanistan, Iran, Cina, India e Tibet. E ancora ci sono la lana di alpaca, di lama, della vigogna, del dromedario, deal cammello e del coniglio d’angora.

Ognuna di queste lane ha delle caratteristiche peculiari che possono essere sfruttate a seconda dell’utilizzo finale. La fibra tessile di lana di pecora è più spessa e viene utilizzata addirittura nell’edilizia come coibentante a basso costo ma dalle elevate prestazioni. Viene usata anche in bioedilizia come feltro grazie alle sue proprietà di isolamento termico e acustico.

La lana della capra d’angora è tra le più pregiate e si presenta al tatto candida e morbida. Inoltre, oltre al bianco, oggi sono disponibili anche lana marrone, grigio o rossiccio.

Le caratteristiche delle tipologie di lana

Per comprendere quale lana acquistare a seconda delle proprie esigenze, conosciamo le caratteristiche principali dei materiali in commercio.

Tra i più raffinati c’è il cashmere, ottenuto dalla capra tibetana, che si presenta lucido e soffice. Non a caso viene usato per la creazioni di capi d’alta moda.

Il mohair si ottiene dalla capra d’angora ed è altrettanto pregiata e richiesta.

La lana ricavata dal pelo di cammello africano ha una fibra resistente e forte, usata spesso per il confezionamento di abiti e coperte.

L’alpaca spesso si lavora con la lana comune per dare vita al loden.

Il pelo di vigogna si caratterizza per il colore rossiccio e si presenta lucente e sottile, ma robusta.

La lana cotta viene ricavata da pezze infeltrite e, poiché è pesante, spessa e compatta, si usa per la realizzazione di vestiti, pantofole, cappelli e oggetti vari.

L’angora è morbida e sottile e, insieme ad altre lane, serve per produrre filati mixati.

La merino ha una fibra sottile e da essa si ricava anche il fresco lana.

Infine la shahtooshb si ricava da un’antilope tibetana a rischio estinzione. Proprio per questo motivo è considerata una lana fuorilegge.